L'imponibile contributivo rappresenta un elemento molto importante nell'ambito della fiscalità e della previdenza pubblica. Si tratta di un concetto rilevante anche per l'alfabetizzazione economica delle persone, perché da questo elemento non derivano solo gli obblighi di versamento al proprio ente previdenziale. Indirettamente, si tratta di un elemento fondamentale anche per comprendere quando si potrà ottenere l'assegno di pensione e a quanto questo potrà corrispondere durante la vecchiaia.
Imponibile contributivo: una definizione di base
Con il termine imponibile contributivo s'intende l'importo della retribuzione sul quale vengono calcolati e applicati i contributi previdenziali e assistenziali. Questi risultano in parte a carico del datore di lavoro ed in parte a carico del dipendente. La percentuale di applicazione dipende dal tipo di regime pensionistico obbligatorio al quale si aderisce.
In senso generale, possiamo evidenziare che l'imponibile contributivo è composto da tutti i redditi da lavoro dipendente che derivano da prestazioni di lavoro, indipendentemente dalla qualifica. L'attuale legislazione sul lavoro comprende all'interno dei redditi imponibili anche il lavoro a domicilio, nel momento in cui rientra tra i rapporti di lavoro dipendente. In base alle attuali regole, la retribuzione da assumere come base di calcolo per i contributi previdenziali e assistenziali non può essere inferiore all'importo delle retribuzioni fissato dai contratti collettivi.
Come si calcola l'imponibile contributivo e a cosa corrisponde la retribuzione imponibile
In base all'attuale legislazione, costituiscono reddito imponibile la paga base, l'indennità di contingenza, l'EDR, gli scatti di anzianità, il superminimo, le maggiorazioni per il lavoro straordinario e i compensi previsionali. Sono inoltre imponibili le partecipazioni agli utili e qualsiasi altro compenso pagato in forma unica annuale sulla base dell'attività lavorativa, così come sull'andamento dell'azienda.
Sono invece esenti le indennità economiche di malattia, maternità, cassa integrazione, infortunio e le altre somme erogate in via assistenziale. Le integrazioni del datore di lavoro (ad esempio alla malattia, alla maternità e all'infortunio risultano assoggettate. Le indennità per ferie e permessi non goduti sono da considerare imponibile in base alle regole ordinarie.
In via generale, la legge dice che Il reddito da lavoro dipendente è costituito da tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d'imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro. Si considerano percepiti nel periodo d'imposta anche le somme e i valori in genere, corrisposti dai datori di lavoro entro il giorno 12 del mese di gennaio del periodo d'imposta successivo a quello cui si riferiscono”.
Perché è importante comprendere il concetto di reddito imponibile contributivo ai fini previdenziali
Dal punto di vista pratico, comprendere il concetto dell'imponibile contributivo è importante perché da questo derivano i versamenti effettuati presso il proprio ente previdenziale (ad esempio Inps) o la propria cassa professionale di previdenza. I contributi concorrono a formare il montante previdenziale. Nel sistema contributivo puro (in progressiva adozione per tutti), sul montante effettivamente accumulato vengono applicati i coefficienti di conversione in rendita che determinano l'entità dell'assegno di pensione.
In secondo luogo, in base ai versamenti effettivi viene calcolata l'anzianità contributiva. Questo parametro risulta importante sia per capire se si potrà usufruire di un assegno previdenziale (il sistema pubblico richiede almeno 5 anni di versamenti), sia per comprendere quando si potrà accedere alla pensione. La maturazione dell'assegno di vecchiaia richiede, ad esempio, almeno 67 anni di età e 20 anni di contributi.
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