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Trade Management: definizione e significato

Trade management: definizione e significato
Definizione di trade management

Che cos'è il trade management e come funziona? Scopriamo insieme il significato del termine attraverso una definizione operativa. Per trade management s'intende generalmente l'attività di gestione della posizione effettuata da un investitore o da un trader dopo l'esecuzione degli ordini finalizzati all'acquisto di uno o più prodotti finanziari.

Di fatto il trade management, o gestione delle operazioni, è una componente essenziale nell'ambito finanziario. Si riferisce alle strategie e alle azioni messe in atto per gestire e ottimizzare le operazioni di trading al fine di massimizzare i profitti e limitare le perdite. Questo processo coinvolge una serie di decisioni e azioni che vengono prese durante tutto il ciclo di vita di una posizione di trading, dalla sua apertura alla sua chiusura.

Tecniche e pratiche di trade management: capire il meccanismo di base

Il trade management implica diverse pratiche e tecniche, tra cui la definizione degli obiettivi di profitto e di stop loss, il monitoraggio costante del mercato, l'aggiustamento delle posizioni in base alle condizioni di mercato, l'utilizzo di strumenti di gestione del rischio come gli stop loss e il trailing stop, e la gestione delle emozioni e del capitale investito.

Il trade management ha un aspetto psicologico ed uno operativo. Con il primo caso s'intende la pianificazione dell'operatività prima di mandare gli ordini al mercato. In questo senso, l'investitore deve avere un'idea chiara di cosa fare nel caso in cui l'operazione si configuri in perdita. Dal punto di vista pratico, la gestione del trade dipenderà da un insieme di ordini (anche automatici) basati sui livelli decisi come stop loss e take profit.

Per implementare una buona gestione delle operazioni, è necessario avere una solida conoscenza del mercato, delle strategie di trading e degli strumenti di analisi tecnica e fondamentale. È importante anche sviluppare un piano di trading ben strutturato e aderire a esso con disciplina. Inoltre, è consigliabile tenere un registro dettagliato delle operazioni effettuate e delle relative performance, al fine di valutare l'efficacia delle strategie adottate e apportare eventuali miglioramenti.

Perché è importante il trade management

La funzione del trade management consiste nell'eliminare gli errori tipici derivanti dall'emotività. L'obiettivo è quindi quello di minimizzare le perdite e di massimizzare i profitti, evitando di farsi prendere dall'euforia o dalla paura nel caso il mercato presenti forti sbalzi di volatilità, oppure qualora le nostre previsioni si rivelino infondate.

Una corretta gestione delle operazioni di trading è fondamentale per il successo nel mercato finanziario. Consente di proteggere il capitale investito, di minimizzare le perdite in caso di movimenti sfavorevoli del mercato e di massimizzare i profitti in caso di trend positivi. Inoltre, una gestione adeguata delle operazioni aiuta a mantenere la disciplina e la razionalità nelle decisioni di trading, evitando comportamenti impulsivi e irrazionali.

In conclusione, il trade management svolge un ruolo cruciale nell'ambito finanziario, consentendo di gestire le operazioni di trading in modo efficace e razionale. Una corretta gestione delle operazioni aiuta a proteggere il capitale investito, a massimizzare i profitti e a mantenere la disciplina nelle decisioni di trading. È un elemento fondamentale per ottenere successo nel mercato finanziario.

Come funziona il trade management

Il trade management è un processo dinamico che coinvolge diverse fasi e azioni durante l'esecuzione di operazioni di trading. Ecco come funziona.

Definizione degli obiettivi. Prima di aprire una posizione di trading, è importante stabilire obiettivi chiari, come il livello di profitto desiderato e il limite massimo di perdita accettabile. Questi obiettivi saranno utilizzati come riferimenti durante la gestione dell'operazione.

Monitoraggio costante del mercato. Una volta che la posizione è aperta, è fondamentale monitorare costantemente il mercato per identificare eventuali cambiamenti nelle condizioni di mercato, notizie o eventi che potrebbero influenzare l'andamento del trade.

Aggiustamento della posizione. Sulla base delle informazioni raccolte durante il monitoraggio del mercato, potrebbe essere necessario apportare modifiche alla posizione di trading. Ad esempio, potrebbe essere opportuno ridurre o aumentare l'esposizione al mercato, spostare i livelli di stop loss o prendere profitti parziali.

Utilizzo degli strumenti di gestione del rischio. Il trade management coinvolge l'utilizzo di strumenti di gestione del rischio, come gli stop loss e il trailing stop. Gli stop loss consentono di limitare le perdite e di chiudere automaticamente la posizione se il prezzo raggiunge un determinato livello. Il trailing stop, invece, si muove in sincronia con il prezzo in modo da proteggere i profitti accumulati.

Gestione delle emozioni. Il trade management richiede anche una gestione adeguata delle emozioni legate al trading, come la paura e l'avidità. È importante prendere decisioni razionali basate sulla logica e non lasciarsi influenzare dalle emozioni. Una buona pratica è quella di seguire il piano di trading stabilito in precedenza e di evitare comportamenti impulsivi.

Valutazione delle performance. Dopo la chiusura dell'operazione, è importante valutare le performance e analizzare i risultati ottenuti. Questo permette di imparare dagli errori commessi, migliorare le strategie di trading e apportare eventuali modifiche al proprio approccio.

Il trade management è quindi un processo che coinvolge diverse azioni, come il monitoraggio del mercato, l'aggiustamento della posizione, l'utilizzo di strumenti di gestione del rischio e la gestione delle emozioni. Una gestione adeguata delle operazioni di trading aiuta a proteggere il capitale investito, a massimizzare i profitti e a mantenere la disciplina nel processo decisionale.

Teoria di Dow: definizione e significato

Definizione di Teoria di Dow

Che cos'è la Teoria di Dow e come funziona? Scopriamo insieme il significato del termine attraverso una definizione operativa. Per teoria di Dow s'intende generalmente un sistema di regole e strategie d'analisi utilizzate per interpretare l'andamento dei prezzi degli strumenti finanziari quotati in borsa. Nella pratica, questo modello rappresenta la base teorica dell'analisi tecnica.


Che cos'è la Teoria di Dow

La teoria di Dow è un insieme di tecniche volta a spiegare il mercato azionario. Quest'ultima può essere utilizzata dagli investitori per interpretare l'andamento dei prezzi e quindi del mercato nel suo complesso. È stata la prima teoria a spiegare che il mercato si muove in base a delle tendenze (ad esempio rialziste o ribassiste). La sua straordinarietà si comprende facilmente partendo da un fatto: i principi di base della teoria di Dow sono ancora oggi validi e molto utilizzati dagli investitori.

Come funziona la Teoria di Dow

Charles Dow era un giornalista finanziario statunitense che nei primi anni del 1900 pubblicò una serie di approfondimenti sull'evoluzione dei prezzi all'interno del Wall Street Jurnal. Dalle sue osservazioni sui grafici dei prezzi trasse una serie di principi generali, tra cui:
  • il fatto che il mercato è caratterizzato da trend di lungo, medio e breve termine;
  • la presenza di forze di accumulo, lateralizzazione e distribuzione;
  • l'influenza delle notizie sui prezzi;
  • l'importanza del confronto dei prezzi con le medie storiche;
  • il susseguirsi di tendenze di sviluppo dei prezzi.

La nascita del Dow Jones: una breve storia della teoria di Dow

La teoria di Dow fu introdotta per la prima volta da Charles Dow, che fu il fondatore della Dow Jones Company, nonché il primo editore del Wall Street Journal. Questa teoria si basa sui molti suoi articoli che aveva scritto tra gli anni 1900 e 1902. Dopo la sua morte, William Hamilton proseguì il suo lavoro, portando avanti e sviluppando ulteriormente questo campo di studi.

Nel 1932, gli scritti di questi due uomini furono pubblicati collettivamente come la Teoria di Dow da Robert Rhea. Charles Dow fu anche l'ideatore del più noto indice di borsa, conosciuto come Dow Jones Industrial Avarage. L'indice era calcolato sui principali 30 titoli azionari quotati a Wall Street, consentendo alle persone di comprendere e seguire l'andamento della borsa americana in modo diretto, semplice e accessibile.


Finanza di progetto o project financing: definizione e significato

Definizione di finanza di progetto

Che cos'è la finanza di progetto e come funziona? Scopriamo insieme il significato del termine attraverso una definizione operativa. Per finanza di progetto (in lingua inglese project financing) s'intende generalmente un'operazione di medio o lungo termine finalizzata a garantire il finanziamento di un'idea imprenditoriale o di una parte di business attraverso il coinvolgimento di privati e ponendo a garanzia i flussi di cassa previsti dalla gestione operativa.

Come funziona il project financing

La finanza di progetto prevede di coinvolgere i privati nella realizzazione e nell'amministrazione di importanti progetti pubblici (si pensi ad esempio alla costruzione di opere infrastrutturali), affinché si arrivi ad un finanziamento totale o misto dei costi di realizzazione. La modalità utilizzata per raggiungere tale obiettivo è la costituzione di una società di progetto, studiata ad hoc per l'operazione.

La finanza di progetto in Italia

Nel nostro paese il project financing è utilizzato soprattutto nella realizzazione di opere di pubblica utilità gestite dalla PA, la quale redige una proposta di finanziamento a progetto già approvato. I privati ricevono in cambio gli utili derivanti dal cash flow di gestione.

Economia lineare: definizione e significato

Economia lineare: definizione e significato
Definizione di economia lineare

Che cos'è l'economia lineare e come funziona? Scopriamo insieme il significato del termine attraverso una definizione operativa. Per economia lineare s'intende generalmente un modello all'interno del quale il prodotto si sviluppa come la principale fonte di valore per le imprese. Ne consegue che i margini di guadagno derivano dallo spread esistente tra prezzo finale di vendita sul mercato ed i costi necessari per sostenere la produzione.

L'economia lineare è quindi un concetto che fa riferimento a un modello economico in cui si presume che le risorse siano abbondanti, illimitate e facilmente sostituibili. In un'ottica di economia lineare, l'obiettivo principale è la massimizzazione della produzione e del consumo, senza un'adeguata considerazione degli effetti ambientali, sociali e di sostenibilità a lungo termine.

Su quale presupposto si basa l'economia lineare

L'economia lineare si basa sul presupposto che le risorse naturali e materiali possano essere estratte, utilizzate e smaltite senza limiti o conseguenze negative significative. Questo modello si concentra sulla produzione di beni e servizi in modo efficiente e sul consumo di massa, incoraggiando una crescita economica continua.

Tuttavia, l'economia lineare ha dimostrato limiti e problemi significativi. L'approccio basato sull'estrazione e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali ha portato a una crescente scarsità di materie prime, all'esaurimento delle risorse non rinnovabili e all'aumento dell'inquinamento ambientale.

L'approccio dell'economia lineare ignora anche gli aspetti sociali e di equità, concentrandosi esclusivamente sulla crescita economica. Ciò può portare a disuguaglianze sociali, sfruttamento dei lavoratori e al degrado delle condizioni di vita delle comunità.

Al contrario, l'economia circolare è un concetto alternativo che mira a creare un sistema economico sostenibile in cui le risorse sono utilizzate in modo efficiente, i rifiuti sono ridotti e riciclati, e si promuove la sostenibilità ambientale e sociale. L'economia circolare promuove l'idea di un ciclo continuo di produzione, utilizzo e riciclo delle risorse, riducendo l'impatto ambientale e favorendo la creazione di valore a lungo termine.

Come funziona l'economia lineare

L'economia lineare punta ad incrementare i guadagni attraverso due strategie. La prima è l'aumento dei volumi dei prodotti venduti, con l'obiettivo di espandere il business. La seconda strategia prevede invece di ridurre i costi di produzione, migliorando così i margini. Lo strumento principale per riuscire in questi compiti è l'innovazione tecnologica, alla quale le imprese puntano per favorire l'obsolescenza programmata dei prodotti e per favorire la propensione all'acquisto dei consumatori.

L'economia lineare è così un modello economico che si basa sull'idea di una produzione continua e di un consumo di massa. In questo sistema, le risorse vengono estratte, trasformate in beni e prodotti, consumate e infine smaltite come rifiuti. Il processo inizia con l'estrazione delle risorse naturali, come i minerali, il petrolio, il legno e l'acqua, che vengono poi trasformate in materiali e componenti utilizzati per la produzione di beni. Questi beni vengono quindi distribuiti e venduti ai consumatori, che li utilizzano per soddisfare i propri bisogni e desideri.

Una volta che i beni sono consumati, diventano rifiuti, che vengono eliminati in discariche, inceneritori o tramite altri metodi di smaltimento. Questo approccio lineare non tiene conto delle conseguenze ambientali o delle limitate risorse naturali disponibili.

L'economia lineare si basa sull'idea di crescita economica continua, in cui la produzione e il consumo aumentano costantemente nel tempo. Ciò viene spesso misurato dal prodotto interno lordo (PIL), che indica il valore totale di tutti i beni e servizi prodotti in un paese. Ma come già detto, l'economia lineare presenta delle grandi criticità. L'estrazione e l'utilizzo intensivo delle risorse naturali possono portare all'esaurimento delle riserve, all'inquinamento dell'ambiente e al degrado degli ecosistemi. Inoltre, lo smaltimento dei rifiuti crea problemi di gestione ambientale e di salute pubblica.

Per affrontare queste sfide, è emerso il concetto di economia circolare. L'economia circolare si basa sul principio di "ridurre, riutilizzare, riciclare". Promuove l'uso efficiente delle risorse, il recupero e il riciclo dei materiali, e mira a ridurre al minimo la produzione di rifiuti. In questo modo, si cerca di creare un sistema più sostenibile ed eco-friendly. In sintesi, l'economia lineare è un modello economico basato sulla produzione continua e il consumo di massa, senza una sufficiente considerazione degli impatti ambientali e delle limitate risorse naturali. L'economia circolare, invece, mira a creare un sistema sostenibile attraverso l'uso efficiente delle risorse e il riciclo dei materiali

Il modello lineare in opposizione all'economia circolare

La teoria dell'economia lineare si contrappone al cosiddetto modello dell'economia circolare, laddove i prodotti diventano uno dei tanti ingredienti di un modello di sviluppo integrato, che si focalizza sulla vendita di un servizio. In questo caso il business si concentra sulla creazione di valore aggiunto che si forma quando si accompagna un prodotto con un servizio, piuttosto che alla pura vendita.

Come abbiamo visto, il modello lineare dell'economia rappresenta un approccio tradizionale in cui le risorse sono utilizzate in modo lineare, ossia vengono estratte, prodotte, consumate e scartate senza considerare il loro valore a lungo termine o gli impatti ambientali e sociali. In contrasto con questo approccio, l'economia circolare propone un sistema più sostenibile ed efficiente che mira a ridurre gli sprechi e a massimizzare l'utilizzo delle risorse.

L'economia circolare offre numerosi vantaggi, tra cui la riduzione degli impatti ambientali, l'efficienza delle risorse, la creazione di nuove opportunità economiche e l'aumento della resilienza delle comunità. Inoltre, promuove la collaborazione tra diversi settori, come l'industria, il governo e la società civile, per adottare soluzioni innovative e sostenibili.

Perciò, il modello lineare dell'economia si basa su un approccio di produzione e consumo lineare che può causare problemi ambientali, sociali ed economici. L'economia circolare propone un approccio alternativo che mira a ridurre gli sprechi, massimizzare l'utilizzo delle risorse e promuovere la sostenibilità a lungo termine. La transizione verso un'economia circolare richiede però una visione integrata e un impegno collettivo per creare un futuro più sostenibile per le generazioni future.

Finanza frattale: definizione e significato

Definizione di finanza frattale

Che cos'è la finanza frattale e come funziona? Scopriamo insieme il significato del termine attraverso una definizione operativa. Per finanza frattale s'intende generalmente un insieme di teorie e tecniche derivati dalla geometria frattale e impiegate nell'analisi dei mercati finanziari per interpretarne l'andamento.

Come funziona la finanza frattale

La teoria alla base di questo modello d'analisi prende spunto dalle formulazioni del noto ricercatore Mandelbrot, riprese negli anni '90 dalla modellistica frattale anche grazie al verificarsi del grande crollo di borsa del 19 ottobre 1987. Un evento che le teorie classiche di analisi dei mercati riuscivano a spiegare con fatica. Sfruttando i grafici finanziari Mandelbrot individua invece due meccanismi di variazione. Il primo si basa sulla discontinuità dei prezzi, mentre il secondo sulla dipendenza di quest'ultimi nelle configurazioni di lungo termine.

La finanza frattale e la rottura degli schemi passati

Sulla base di quanto appena esposto, Mandelbrot pone in dubbio i presupposti teorici degli ultimi 100 anni nella valutazione del rischio e mette in rilievo una teoria della complessità che denota l'eccezione dei casi eccezionali. I mercati non possono quindi essere compresi con le teorie economiche classiche, ma per il ricercatore devono essere ricondotti all'autosimilarità. Bisogna quindi studiare con metodi alternativi il rischio di cui sono portatori, nonostante non si possa anticipare con precisione un evento per definizione imprevedibile.

Consumo intertemporale: definizione e significato

Definizione di consumo intertemporale

Che cos'è il consumo intertemporale e come funziona? Scopriamo insieme il significato del termine attraverso una definizione operativa. Per consumo intertemporale s'intende generalmente la scelta di una persona finalizzata alla distribuzione nel tempo del consumo, del risparmio e del proprio lavoro.

Come funziona il consumo intertemporale

Il modello del consumo intertemporale è stato illustrato da Irving Fisher, un economista americano che contribuì alla cosiddetta teoria dei numeri indici, analizzandone le proprietà teoriche e statistiche. Non a caso, rappresenta uno di maggiori economisti monetaristi americani degli inizi del novecento.

Cosa studia la scelta intertemporale

Nella pratica, la scelta intertemporale studia il modo in cui il consumatore divide il proprio reddito tra consumo e risparmio, cercando di ottimizzare i fari fattori all'interno di un arco temporale medio - lungo. Questa teoria abbandona perciò le ipotesi che le scelte di consumo debbano fare riferimento ad un singolo e specifico periodo di tempo.

Finanza Creativa: definizione e significato

Definizione di finanza creativa
Definizione di finanza creativa

Che cos'è la finanza creativa e come funziona? Scopriamo insieme il significato del termine attraverso una definizione operativa. Per finanza creativa s'intende generalmente un insieme di tecniche e manovre finanziarie finalizzate a risolvere in breve tempo eventi complicati o situazioni che appaiono compromesse.

La finanza creativa rappresenta quindi un approccio innovativo nel campo finanziario, che va al di là dei tradizionali metodi e strumenti. Si basa sulla ricerca di nuove soluzioni e strategie per affrontare sfide specifiche o sfruttare opportunità di investimento uniche.

Come si differenzia la finanza creativa da quella tradizionale

La finanza creativa si distingue per la sua capacità di adattarsi alle esigenze e ai desideri degli investitori, offrendo soluzioni personalizzate. Questo può avvenire attraverso lo sviluppo di nuovi strumenti finanziari che si adattano alle esigenze specifiche di investitori o imprese. Questi strumenti possono offrire flessibilità, diversificazione e gestione del rischio su misura.

La finanza creativa può anche includere l'utilizzo di nuovi modelli di finanziamento come il crowdfunding o il peer-to-peer lending. Queste piattaforme consentono agli investitori di partecipare direttamente al finanziamento di progetti, imprese o iniziative che trovano interessanti o promettenti. Ciò offre un'opportunità sia agli investitori che ai beneficiari di ottenere risorse finanziarie in modo innovativo e collaborativo.

Un altro aspetto della finanza creativa riguarda l'approccio alla gestione del rischio. Questo può coinvolgere l'uso di strumenti di copertura, come opzioni o futures, per proteggere gli investimenti da movimenti sfavorevoli di mercato. Inoltre, può essere considerato l'uso di strategie di investimento alternative, come l'investimento in asset non correlati, per diversificare il portafoglio e ridurre il rischio complessivo.

Come funziona la finanza creativa

Sono diverse le strategie creative utilizzate in finanza per risolvere problemi all'apparenza senza soluzione. Si può ad esempio fare ricorso a strumenti finanziari per spezzare e ricomporre un fondo in modo da riconvertirne lo scopo e darne nuova solidità. L'accezione non è però sempre utilizzata in senso positivo. Talvolta è infatti associata anche ad operazioni al limite della legalità e della trasparenza, compiute con lo scopo di celare elementi che a prima vista potrebbero ridurre l'appetibilità di un titolo o di uno strumento finanziario.

La finanza creativa abbraccia diverse strategie che si adattano alle esigenze e alle opportunità specifiche. Queste strategie si basano sull'innovazione e su approcci non convenzionali per affrontare le sfide finanziarie e sfruttare le opportunità di investimento.

Una delle strategie utilizzate nella finanza creativa è la creazione di strumenti finanziari complessi e su misura. Questi strumenti possono includere obbligazioni strutturate, finanziamenti garantiti da attività o derivati personalizzati. L'obiettivo è combinare diversi elementi finanziari per creare soluzioni ad hoc che soddisfino specifiche esigenze degli investitori.

Un'altra strategia comune è l'investimento di venture capital. In questa strategia, gli investitori forniscono capitale a imprese emergenti o start-up con un elevato potenziale di crescita. Oltre al finanziamento, i venture capitalist offrono anche supporto operativo e consulenza alle imprese, aiutandole a svilupparsi e a raggiungere il loro pieno potenziale.

La finanza creativa può anche coinvolgere l'adozione di strategie di investimento alternative. Questo può includere l'investimento in asset non tradizionali come le materie prime, le valute o gli immobili. Inoltre, possono essere utilizzate strategie di trading algoritmico o di arbitraggio per sfruttare le inefficienze di mercato e ottenere rendimenti superiori.

Un altro aspetto della finanza creativa riguarda l'utilizzo di nuovi modelli di finanziamento, come il crowdfunding o il peer-to-peer lending. Queste piattaforme consentono agli investitori di partecipare direttamente al finanziamento di progetti, imprese o iniziative che trovano interessanti o promettenti.

Su cosa si basano le strategie di investimento della finanza creativa

Le strategie della finanza creativa si basano sull'innovazione e sull'adozione di approcci non convenzionali per affrontare le sfide finanziarie e sfruttare le opportunità di investimento. Queste strategie possono includere la creazione di strumenti finanziari su misura, l'investimento di venture capital, l'adozione di strategie di investimento alternative e l'utilizzo di nuovi modelli di finanziamento. L'obiettivo è offrire soluzioni finanziarie personalizzate che soddisfino le esigenze degli investitori e favoriscano il raggiungimento dei loro obiettivi finanziari.

La finanza creativa nelle reti commerciali

Talvolta il termine finanza creativa è utilizzato per indicare attività di intermediazione finanziaria finalizzate a vendere strumenti illiquidi o comunque difficilmente collocabili sul mercato, perché privi di un valore intrinseco. Si tratta di operazioni che espongono l'acquirente ad ingenti rischi di inesigibilità o di perdita, verso le quali è pertanto necessario prestare la massima attenzione.