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Caro Benzina, prezzo carburante e componenti: ben 17 accise

Cresce la preoccupazione per il cosiddetto caro benzina, con il prezzo dei carburanti che continua la propria salita. Gli ultimi mesi del 2021 saranno probabilmente caratterizzati da un continuo trend al rialzo, ma già i prezzi attuali hanno toccato picchi che risalgono all'ormai lontano 2014. Le ragioni per questa situazione sono da ricercarsi innanzitutto nell'incremento dei prezzi delle materie prime. Il petrolio e il gas naturale giocano un ruolo fondamentale come driver per il fenomeno.

Ulteriori fattori esogeni sono poi il ritorno alla crescita dell'economia mondiale. Con l'aumento della domanda avvenuto negli ultimi mesi si è infatti riproposto il tema della diversificazione delle fonti energetiche. Una questione che pesa particolarmente su di un paese come l'Italia, che risulta importatore.

Caro benzina e prezzo del carburante: IVA e accise vanno a pesare sul costo finale

C'è poi la questione fiscale, che torna alla ribalta ogni volta che i prezzi della benzina e degli altri carburanti si avvicinano ai massimi storici. L'Italia applica infatti una tassazione molto elevata, che va a ripercuotersi inevitabilmente sulle tasche dei consumatori in periodi d'inflazione energetica. Chi si chiede da cosa è composto il prezzo finale della benzina ha spesso un'amara sorpresa quando si rende conto che più di un terzo del costo per litro corrisponde ad accise.

Vi è poi l'applicazione dell'Iva (imposta sul valore aggiunto), che va a pesare ulteriormente su quanto pagato alla stazione di rifornimento. Riempire il serbatoio significa quindi versare IVA e accise nelle casse dello Stato attraverso l'applicazione delle imposte sui consumi. Si scopre quindi che il prezzo all'ingrosso della benzina all'ingrosso è circa il 30% di quello applicato agli automobilisti privati.

Quali sono le accise applicate sul prezzo della benzina e perché determinano il caro carburante

Volete farvi un'idea di quali accise gravano tutt'oggi sul prezzo della benzina? Ecco l'elenco completo delle componenti applicate ai rifornimenti di carburante. Si tratta di ben 17 accise, che comprendono:

  • il finanziamento della guerra d’Etiopia (1935-1936) con un’accisa di 1,90 lire (0,000981 euro)
  • Il finanziamento della crisi di Suez del 1956 con un’accisa di 14 lire (0,000723 euro)
  • La ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963 con un aumento di 10 lire (0,00516 euro)
  • La ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966 con 10 lire (0,000516 euro)
  • La ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968, sempre con un’accisa di 10 lire (0,000516 euro)
  • La ricostruzione in seguito al terremoto del Friuli del 1976 con 99 lire (0,0511 euro)
  • La ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980 con un’imposta di 75 lire (0,0387 euro)
  • La missione Onu in Libano (Italcon) del 1983 per 205 lire (0,106 euro)
  • La missione in Bosnia con l’Onu del 1996 per 22 lire (0,0114 euro)
  • Rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 con un’accisa di 0,02 euro
  • L’acquisto di autobus ecologici nel 2005 con 0,005 euro
  • La ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 per 0,0051 euro
  • Il finanziamento alla cultura del 2001 con un’imposta che va da 0,0071 a 0,0055 euro
  • Il finanziamento della crisi migratoria libica del 2011 con un aumento di 0,04 euro
  • La ricostruzione in seguito all’alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011 con 0,0089 euro
  • Il finanziamento del decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011 con un’imposta di 0,082 euro (0,113 sul diesel)
  • La ricostruzione dopo il terremoto in Emilia del 2012 per 0,02 euro
  • Il finanziamento del “Bonus gestori” e la riduzione delle tasse ai terremotati dell’Abruzzo con 0,005 euro
  • Il finanziamento di alcune spese del decreto Fare “Nuova Sabatini” (dal 1 marzo al 31 dicembre 2014) con 0,0024 euro.
Appare chiaro che il fenomeno del caro carburante non è riconducibile ad una singola voce, ma senza un intervento globale il rischio è di creare inflazione energetica e andare incontro ad una ulteriore crisi economica. Per equilibrare la situazione occorre quindi agire sul risparmio energetico, sulle nuove fonti rinnovabili, ma anche sull'applicazione di un'imposizione fiscale che non vada a gravare in modo eccessivo sulle tasche delle famiglie al fine di evitare effetti recessivi.

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