Contabilità mentale: definizione e significato
Che cos'è la contabilità mentale e come funziona? Scopriamo insieme il significato del termine attraverso una definizione operativa. Per contabilità mentale nel contesto economico (in lingua inglese mental accounting) s'intende generalmente una teoria riferibile all'economista americano Richard Thaler, con la quale si postula che le scelte compiute dalle persone siano mediate attraverso un sistema di conteggio psicologico innaturale, che porta a comportamenti incoerenti rispetto al modello microeconomico classico.
Come funziona la contabilità mentale
Secondo quanto suggerito da Thaler, le persone sarebbero condizionate dall'avversione alla perdita e dal cosiddetto framing, ovvero dalla dipendenza rispetto all'utilità contestuale. Questi elementi, riconducibili alla teoria dei prospetti e della decisione, renderebbero possibile spiegare perché spesso la teoria economica classica non riesce a spiegare i comportamenti irrazionali degli operatori.
Alcuni esempi di mental accounting nella vita quotidiana
Per fare un esempio pratico sul funzionamento di questa teoria, possiamo citare il cosiddetto endowment effect (o effetto dotazione), per il quale la valutazione di un bene cambia a seconda che lo si possieda o meno. Una persona che si trova a dover vendere qualcosa che possiede già farà quindi una valutazione di prezzo superiore ad una persona che deve invece acquistare qualcosa che non ha. Il bìas indica che attribuiamo un maggior peso alle perdite rispetto ad un guadagno dello stesso importo. Un altro esempio è il "sunk cost effect" o effetto dei costi sommersi. Secondo l'economia classica i costi riconducibili a scelte già effettuate e irreversibili non dovrebbero influenzare le scelte successive di investimento, ma nella pratica non è così. Contrariamente quindi alla logica puramente razionale, nel valutare un investimento, le persone considerano anche le risorse già utilizzate e non più monetizzabili. Il fenomeno sarebbe riconducibile alla paura di compiere degli sprechi e all'innata avversione alla perdita che ne consegue.
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